
Il ciclo d'incontri organizzato dalle associazioni coinvolte nella coprogettazione ha l'obiettivo di affrontare insieme a voi alcune tematiche riguardanti il benessere psicosociale dei giovani. In particolar modo, il Comune di Bologna ha individuato come aree d'intervento per il benessere: l'ascolto psicologico, l’educazione alla sessualità, il supporto scolastico, la multiculturalità.
Oggi noi di Dedalus, centro di clinica psicoanalitica che si occupa dei sintomi dei giovani e degli adulti come depressione, attacchi di panico, dipendenze, disagio familiare, abbiamo scelto di parlare di un sintomo che si presenta tra i numerosi giovani che vengono a trovarci sia allo sportello d'ascolto che in sede da noi.
Da numerosi anni, qui all'Informagiovani, svolgiamo dei servizi psicologici per il Comune come il servizio di consulenza dello psicologo on line e lo sportello d'ascolto psicologico gratuito aperto a tutti i giovani tra i 18 e i 35 anni. Nello specifico, il sintomo che maggiormente colpisce i giovani che domandano aiuto a Dedalus è l'ansia, il senso di smarrimento, in particolar modo che si può manifestare alla fine dell'università, momento in cui si concludono i propri studi e ci si affaccia al mondo.
Si ha “tutta la vita davanti” come il titolo che abbiamo scelto per quest'incontro, tratto dal film di Virzì che parla della scelta della protagonista, laureata in filosofia, che non trovando lavoro nel suo campo, pur essendo uscita con 110 e lode e bacio accademico, accetta di lavorare in un call center. Rinuncia, nel suo caso momentaneamente, a inseguire il suo sogno, a realizzare i suoi progetti. Smarrita, disillusa e amareggiata accetta di lavorare in un call center in cui ogni giorno convince telefonicamente le persone a fissare un appuntamento per la dimostrazione e l'eventuale vendita di un'aspirapolvere.
Torniamo ai ragazzi che vengono a trovarci allo sportello e in Dedalus. Spesso ci descrivono il loro disagio affermando che provano un senso di smarrimento, una perdita di controllo sulla propria vita. Solitamente raccontano che i sintomi si sono presentati a pochi esami dalla fine dell'università o qualche mese dopo la meritata laurea. Qualcosa in questo tempo inizia a vacillare, emerge un senso di precarietà, ci si sente, come dice una mia paziente, “malsicuri”. Preparando quest'incontro nei giorni scorsi mi è venuta in mente una canzone di Carmen Consoli che descrive l'effetto di perdita di sé che oggi proverò a raccontare.
Il titolo della canzone è già molto esplicativo: Equilibrio precario. Vi leggo il testo:
Steso sul filo
di una gloria che non c'è
disincantato, disarmato per aver
perso di vista
perso di vista te stesso
Appeso al grido
di una folla che non c'è
amareggiato disorientato per aver
perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso all'ombra
di una vita che non c'è
rammaricato tormentato per aver
perso di vista
perso di vista te stesso
Stai vivendo un equilibrio precario
Steso sul filo
di una gloria che non c'è
demotivato insoddisfatto per aver
perso di vista
perso di vista te stesso
Disarmato, disincantato, amareggiato, disorientato, rammaricato, tormentato, demotivato, insoddisfatto per aver perso di vista te stesso. Ecco un primo punto fondamentale.
Per la psicoanalisi le cure, le richieste d'aiuto, incominciano sempre perchè un soggetto sta male, non riconosce più le sue ragioni di vita che fino a quel momento lo hanno, per esempio, sostenuto e queste ragioni di vita sono sempre diverse, soggettive. Per esempio la fine di un amore, la perdita di un genitore, la fine dell'università, della scuola, la perdita di un amico. Ma il punto è che in un certo momento, come canta Carmen Consoli, si sta male “per aver perso di vista te stesso”. Circoscrivendo il più possibile la questione, concentriamoci sullo smarrimento, il disorientamento tanto diffuso che può investire i ragazzi alla fine dell'università. Questa sensazione di perdita si può manifestare attraverso dei sintomi come l'ansia, gli attacchi di panico, l'immobilità, i disturbi del sonno, la dipendenza da internet e così via.
Il sintomo per la psicoanalisi è il modo che il soggetto ha per manifestare la sua sofferenza, dice qualcosa di sé. Nel sintomo come dice Lacan è racchiusa la verità inconscia del desiderio rimosso ma il soggetto non conosce questa verità, non ne conosce il significato. L'unica cosa che osserva è la ripetizione di questo significato sconosciuto, enigmatico che si ripresenta nel sintomo che non molla il soggetto facendolo soffrire e nonostante questa sofferenza paradossalmente il soggetto non riesce a farne a meno fino a quando non si rende conto, per esempio rivolgendosi ad un analista perchè sta troppo male che c'è una sua responsabilità nella sofferenza di cui lamenta.
A questo punto perchè i ragazzi stanno male? Cosa accade, per esempio, alla fine dell'Università?
La fine degli studi implica un passaggio fondamentale nella vita di un giovane: mettere in pratica, realizzare ciò per cui ha studiato. Far fruttare i propri studi, farne una professione il più vicino possibile a ciò che fino ad allora si è solo immaginato, sognato. Stare all'interno di un corso di studi ripara, permette di prendere tempo dalla contingenza dell'incontro con il proprio desiderio che, secondo Lacan, è l'aspetto più intimo, più vero del soggetto, è la stoffa di cui è fatto un soggetto. Nel periodo storico, economico e sociale in cui ci troviamo, il rischio di fallimento e di delusione che il giovane si può trovare ad affrontare per la mancanza, la riduzione di possibilità di entrare nel mondo del lavoro, quindi di mettere in pratica ciò per cui ha studiato, alimenta la produzione di sintomi d'ansia e il senso di precarietà che può portare a rinunciare ai propri sogni, a smettere di crederci, a pensare di non valere più nulla, in altre parole, a scomparire come soggetto.
Dall'infanzia all'università, il soggetto si trova a dover fare i conti con il desiderio dell'Altro per esempio familiare, scolastico, universitario, oscillando tra soddisfare i desideri, le aspettative dell'altro e cercare di crearsi uno spazio per realizzare finalmente il proprio desiderio. Questo passaggio, molto spesso, a prescindere dalla crisi economica e sociale, è un momento molto delicato. Fare spazio al proprio desiderio, vuol dire produrre un proprio gusto, dei propri pensieri, sognare la propria vita al di là dei sogni dei propri genitori.
La crisi economica costringe il ragazzo invece a sostare, forse per la prima volta, in un tempo morto in cui non si studia più, non si lavora e si è costretti ad aver a che fare con il proprio vuoto e questa condizione provoca angoscia che si manifesta attraverso l' ansia, i disturbi del sonno, gli attacchi di panico. I ragazzi, davanti a questo tempo morto, sentono tutta la loro precarietà e si difendono, tappando questo senso di vuoto, appunto, con dei sintomi. L'incontro con il fallimento, con le porte chiuse del mondo del lavoro costringe il soggetto ad avere a che fare con sè e questo fa paura al punto tale che le soluzioni del soggetto possono essere svariate. Per esempio, pur di non pensare alla propria condizione si rinuncia ai propri sogni e si accettano lavori sottopagati che non c'entrano nulla con sé o, sempre nell'eseprienza della rinuncia, i giovani, invece di rischiare, di provare, tappano questo tempo morto con gli oggetti tecnologici che occupano tutto lo spazio, alleviano la noia e anestetizzano perchè offrono l'illusione di essere connessi con il mondo. Per esempio un fenomeno che ho valutato in diversi miei pazienti e nei ragazzi allo sportello è quello del binge watching, che consiste nel trascorrere intere giornate a guardare le serie tv su internet, occupando tutto il giorno e spesso anche la notte, pur di non pensare a quello che provano, alle loro paure. Rimangono immobili, chiusi nelle loro stanze a guardare la vita e le storie dei personaggi dei telefilm, rinunciando a mandare cv o a rispondere ad annunci di lavoro con la percezione sempre più invasiva di non essere in grado di fare nulla.
A questo punto l'inconscio può fare il suo ingresso nella vita dei ragazzi e scuotere inaspettatamente questa “morte apparente” con la produzione di sintomi più egodistonici, come gli attacchi di panico o i disturbi del sonno, che costringono i ragazzi spaventati, per fortuna, a domandare aiuto, perchè ci si sente completamente smarriti, confusi, senza più un senso e una direzione nella vita.
Approfitto per dire quanto proprio in questo momento storico, economico e sociale sia importante che ci siano dei luoghi come lo sportello d'ascolto gratuito, per accogliere le domande dei ragazzi, per fare in modo che il tempo morto, in cui sono costretti, possa divenire una risorsa, una possibilità di rimettere in moto il desiderio mortificato, deluso, fallito.
La psicoanalisi insegna che l'esperienza del fallimento, delle cadute, dell'insuccesso può permettere di incontrare qualcosa del desiderio, che se si concede un tempo e uno spazio per sopportare queste delusioni, tutto questo può essere molto formativo e produrre un'apertura, una sperimentazione delle proprie risorse che un soggetto molto spesso non sa neanche di possedere. Purtroppo nel nostro tempo si fatica ad accettare e rischiare di fallire. La prestazione è il principio fondamentale su cui si basa il nostro mondo e su cui viene attribuito un valore al soggetto. Sin da piccoli è così: andare bene a scuola, riuscire in uno sport, suonare uno strumento, avere degli amici e tutto questo quando si è bambini per rispondere al desiderio dell'altro e quando si diventa grandi la musica non cambia: avere un buon lavoro, una bella fidanzata, fare le vacanze in montagna e al mare, in altre parole, occupare tutto il tempo di una vita per stare senza pensieri. Tutto questo però non corrisponde necessariamente ad una vita di desiderio, in cui un soggetto è felice, innamorato di quello che fa e di quello che è. Piuttosto può corrispondere ad una vita senza scossoni, piatta, sicura in cui è assolutamente fondamentale non concedersi un tempo per la noia, un tempo vuoto, un tempo per sé. I giovani, come ho già sottolineato si possono trovare alla fine dell'università in questo tempo morto con tutta la vita davanti, tuttavia possono scegliere se accumulare e tappare questo tempo oppure sfruttarlo in un certo senso abitandolo e interrogandolo. È davanti a questa scelta che i ragazzi possono e devono domandare aiuto, per esempio attraverso un lavoro su di sé, iniziando un' analisi, una psicoterapia.
La psicoanalisi insegna che si può parlare del vuoto, della mancanza che caratterizza ogni essere umano e fare in modo che non sia una condanna ma la via per essere liberi, mettendosi in ascolto della voce del desiderio, prodotta dalle proprie parole e che permetta al soggetto di rischiare senza più perdersi di vista.
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