Dice Lacan nel Seminario XX “fare l’amore è poesia. Ma tra la poesia e l’atto c’è un mondo” (p.68)

E’ di questo spazio tra la poesia e l’atto ciò di cui vorrei provare a parlarvi oggi, questo spazio inscritto però in un terreno nuovo, poco conosciuto, poco studiato, di cui cominciamo ad avere forti segni della sua presenza non solo nelle nostre vite, ma anche nelle vite che ascoltiamo nelle stanze di Jonas: internet.
Tutto parte 4 anni fa, quando il comune di Bologna ci chiede di inventarci un servizio di psicologo on- line e di gestirlo.
Abbiamo iniziato senza sapere che partita stavamo giocando, con quali regole, con quali giocatori.
Dopo i primi scambi di mail con i ragazzi che chiedevano il nostro aiuto, la cosa di cui ci siamo immediatamente resi conto era che non avevamo corpo: non avevamo faccia, voce, sesso, età.
Questo faceva saltare interamente la delusione immaginaria dell’ incontro, non introduceva nulla della frustrazione: i ragazzi che ci scrivevano ci incontravano esattamente come ci avevano immaginati.
Quasi tutti, possiamo dire la maggior parte dei ragazzi che ci scrive ci da del tu, abbiamo dedotto che nessuno ci immagini anziani e con la barba lunga dall’ altra parte dello schermo.
Internet è il luogo perfetto per l’adolescenza: l’ Altro sembra non esistere tutti sono piccoli-a, anche gli esperti non incarnano il luogo del grande Altro, chi si incontra nel campo di internet non è l’ Altro.
Proprio in questa direzione va anche un’ altra constatazione importante: nel servizio di psicologo on line chi fa la domanda è sempre il soggetto che soffre.
Non accade come nella nostra Istituzione nella quale a chiamare sono genitori, partner, amici, dove la domanda e il sintomo spesso appartengono a persone diverse. On line chi soffre chiede aiuto.
La mancanza della relazione tra i corpi facilita le cose, non si rischia nessuna perdita di godimento ed in questo modo non si entra nel campo dell’ Altro.
Il sintomo non corre il rischio di venire intaccato dal transfert, ma si può comunque iniziare a simbolizzarlo, a parlarne, a metterlo per iscritto, a dirne qualcosa.
E’ proprio l’idea che la parola scritta, nonostante la mancanza del corpo, possa introdurre l’inizio di una catena significante nei ragazzi che scrivono, che ci fa continuare e sostenere questa attività.
“Questo corpo dimenticato riappare in forma scritta attraverso la lettera” scrive Silvia Lippi nell’ articolo “Eraclito- Lacan dal logos al significante”.
Possiamo definire L’attività di psicologo on line pre-preliminare: mostrare che del sintomo si può parlare infatti è molto diverso dal mostrare che il sintomo parla al soggetto.
Lacan Sem. XVIII pag 73: “se la scrittura può servire a qualcosa è proprio in quanto è differente dalla parola- dalla parola che vi si può basare”.
Si legge poi nel Sem. XXI “Les noms du pére”: “è dal lato della scrittura che si concentra ciò che io cerco di interpretare dell’ inconscio, quando io dico che l’inconscio è qualcosa nel reale”.
Riteniamo che sia fondamentale che i ragazzi che scrivono allo psicologo on line possano fare esperienza di questo: a qualcuno interessa il loro fallimento!
Qualcuno è disposto a perdere tempo a leggere, a scrivere, a fare domande sulle loro mancanze, sulle loro sofferenze, sui loro inciampi, sulle loro delusioni.
In questo tempo di studio e di ricerca abbiamo avuto la fortuna di incontrare il prof.Renzo Davoli dell’ università di Bologna, che in una notte di Natale degli anni 90 ha installato la rete internet all’ Università di Bo, la seconda in Italia ad averlo.
Il prof. Davoli ci spiega che il world wide web nacque affinchè gli scienziati potessero scambiarsi tra loro idee e scoperte per costruire insieme un progetto comune.
Davoli si fregia del titolo di Hacker, raccontandoci che essere definito un hacker è un onore non un manifesto di illegalità.
La battaglia che gli Hacker fanno in tutto il mondo, quella che riguarda il software libero prende proprio questa direzione: la cultura è un bene globale, nessuno la detiene, possiamo tutti collaborare per accrescere le nostre conoscenze.
“L'umanità ha davanti a sé delle sfide grosse da affrontare: e non si possono affrontare accumulando degli egoismi, limitando la conoscenza a piccoli orticelli.” (Renzo Davoli www.nonsiamopirati.org)
Dicevo dunque che internet è il luogo adolescenziale, manca l’ Altro supposto sapere. Il sapere su internet, fin dalle sue origini, non è un sapere Altro.
E’ importante a nostro avviso tenere ben a mente questo quando parliamo del web.
L’ Altro è esterno al luogo di internet, è inscritto nei bordi dello schermo.
Lacan Sem XVIII pag. 108: “tra il godimento e il sapere la lettera costituirebbe il litorale”.
L’ Altro del sapere assoluto, a cui rivolgersi, l’ Altro dell’ Amore, è sul bordo, è nel confine, è ciò a cui tendere grazie ad internet.
Henry Jenkins nel suo libro “Cultura Convergente” racconta di questo: “l’ideale della cittadinanza monitorante dipende dallo sviluppo di nuove capacità di collaborare e di una nuova etica del sapere condiviso che ci permetterà di collaborare in modo collettivo.”
Gli uomini dunque cooperano tra loro, presi non tanto dall’ immaginario che comunque imperversa su internet, ma dalla catena significante.
Quasi tutte le attività che si possono fare on line portano alla condivisione, alla collaborazione: social network, forum, blog, giochi di ruolo.
Là dove non ci sono cose da costruire insieme ci sono suggerimenti da poter dare, commenti da poter lasciare.
Scrive Lacan nella “Lettera rubata”: Ciò che Freud ci insegna(…) è che il soggetto segue la filiera del simbolico; ma ciò di cui il nostro esempio vi da illustrazione è ancora più sorprendente: non è solo il soggetto, ma i soggetti presi nella loro intersoggettività, che si mettono in fila (…) e che più docili di agnelli modellano il loro essere sul momento della catena significante che li percorre”.
Dunque l’ Altro non è presente su internet, ma da subito fuori lo schermo fa funzionare la catena significante in cui gli internauti si trovano a bagno.
L’illusione è quella di essere in un luogo in cu l’Altro ha gli occhi chiusi ( o sempre aperti-se siamo sul versante patologico), in cu si può lavorare nel segreto delle proprie stanze per poi uscirne all’ improvviso con la trovata del secolo.
Se pensiamo anche al nuovo fenomeno dell’ editoria su internet, ritroviamo qualcosa di questo funzionamento: soggetti talentuosi ma senza mezzi o non apprezzati dalle case editrici scrivono i propri romanzi, saggi, libri sul web.
Se gli altri piccoli-a del web, i colleghi di internet, lo apprezzano formando una cospicua massa di fans allora il mondo fuori dallo schermo, l’ Altro dell’ editoria, quello che ha il potere di decidere, se ne interessa ed il libro viene reso un oggetto reale con tanto di copertina e quel buon odore di stampa.
Così accade nell’editoria come nella discografia e come in altre infinite forme di talento che possono usare internet come piattaforma per le proprie esibizioni. Internet non è un luogo in cui diventare famosi, si può essere molto conosciuti, ma non c’è fama su internet, perché manca l’ Altro che può inscrivere il tuo nome nel mondo.
L’ Altro che abita subito fuori lo schermo di internet è dunque l’ Altro astratto di cui ci parla Lacan, l’altro della parola, del sapere. E’ l’Altro senza la barra, l’altro che non desidera.
Lacan Sem. V p. 395: “Da una parte c’è la posizione dell’ Altro in quanto Altro, in quanto luogo della parola, quello al quale si rivolge la domanda, quello la cui irriducibilità radicale si manifesta nel fatto che può dare l’ amore”
E tale sul bordo di internet rimane, immobile. E’ l’Altro senza la vertigine dell’ incontro. Subito fuori dai confini dello schermo c’è l’ Altro che parla ma che non ha corpo.
Scrive J. A Miller nel Nuovo “c’è uno scarto di statuto tra il partner che parla e il partner come carne”.
Su internet manca la carne, manca dunque, per dirla con Lacan, il passaggio da Altro ad altro.
Se da un lato il maschile, gli uomini su internet cooperano per continuare a tenere sempre ben separati questi due statuti dell’ Altro e per arrivare insieme a prendere il posto del primo con un mito del supersapere, del sapere assoluto… dall’ altro cosa fanno le ragazze?
Se da un lato gli uomini si arrabattano per tenere vivo e ardente l’ Altro dei confini dello schermo, per non rischiare mai di incontrarlo nel suo statuto di a, ma con la speranza di poterne prendere il posto una volta mostrato che è morto, che le loro conoscenze l’hanno ucciso….dall’ altro cosa fanno le ragazze?
Con Dedalus e l’ Università di Bologna abbiamo fatto una ricerca: il nostro campione era di 536 ragazzi delle scuole superiori e le domande riguardavano il loro rapporto con internet.
Uno dei dati più stupefacenti che abbiamo ricavato è che sono le ragazze più dei ragazzi a dichiarare di avere un rapporto più stretto con il web.
Il dato è sorprendente rispetto alla letteratura sull’ argomento, ma personalmente non ci sorprende rispetto a quello che incontriamo nella clinica.
Sono le ragazze, in analisi, a parlare maggiormente di ciò che accade loro su internet, a rendere l’ immaginario dello schermo un simbolico di cui raccontare, di cui soffrire, su cui interrogarsi.
Se leggiamo la maggior parte degli articoli, anche psicoanalitici, sull’ argomento troviamo come centrale la questione dell’ immagine, dello specchio, dell’ Ideale dell’ Io. Internet viene trattato semplicemente come uno schermo, come una televisione.
Si legge a pag 207 del libro Giovani a disagio di Moroni: “(quando parliamo di internet) stiamo parlando di una vera e propria regressione narcisistica che non sempre è al servizio di un rafforzamento dell’ io, ma che invece si dispone ad un atteggiamento autoerotico(…) generando una dipendenza da modelli dell’ io preconfezionati, alla moda”.
Ascoltando le ragazze però qualcosa di questa letteratura ci sembra insufficiente a spiegare le questioni che portano in seduta, a comprendere il modo in cui ciò che accade alle loro relazioni su internet coinvolge le loro vite.
Si legge a pag 195 del Sem. II: “Se fossero soltanto in rapporto narcisistico con il soggetto gli oggetti sarebbero sempre percepiti in modo istantaneo” e ancora, più avanti “(…) se i soggetti non si intendessero su questo riconoscimento, non ci sarebbe alcun mondo, neppure percettivo, sostenibile per più di un istante. E’ qui il giunto, l’insorgenza della dimensione del simbolico in rapporto all’ immaginario”.
Cassandra, una ragazza di 26 anni, da qualche tempo interessata ad incontrare negli uomini il tratto castrante del bamboccione, mi racconta di questa operazione raffinata: ha conosciuto un nuovo ragazzo in banca, bello, intelligente, con una posizione lavorativa apicale. Si dimostra interessato a lei, ma non le chiede il numero di telefono, le domanda se ha il profilo su Facebook. Cassandra torna a casa e modifica il suo nome su Facebook: aggiunge una x, si scrive come Caxsandra. Mi dice: se è scaltro, se ha voglia di trovarmi veramente ci riuscirà, altrimenti sarà un pappamolle senza iniziativa come tutti gli altri.
Aggiungere una x al proprio nome, mettere un velo dietro il quale farsi cercare, tocca il cuore della questione femminile, l’operazione della donna con l’ Altro. Quanto tempo perderai a cercarmi? Quanto ti interesso veramente?
Ecco dunque che un incontro nella realtà viene trasformato in un incontro più interessante su internet, più interessante per l’operazione femminile del nascondimento che Cassandra desidera fare per interrogare il desiderio dell’ Altro.
Silvia invece di anni ne ha 16. Si è da poco lasciata con il suo primo amore, ma lei è convinta che, in verità, lui la ami ancora, profondamente.
Trascorre così molto tempo su Facebook a controllare ciò che lui scrive sul suo profilo.
Un giorno legge una frase misteriosa “that girl is poison”, viene in Dedalus molto eccitata, ne è quasi certa ormai: lui la ama ancora.
Il profumo che lei indossa sempre si chiama poison-veleno, lui non può aver altro che parlato di lei, averle mandato un messaggio in codice. Prova a ricontattarlo usando tutti i mezzi informatici mesanger, skype, facebook, sms…lui si nega come sempre, ma la frase “that girl is poison” continua a darle la speranza che lui la stia pensando.
Trascorre molto tempo dove Silvia si interroga sui misteri dell’ amore, sulle relazioni uomo donna, finchè scopre chè da pochi mesi è uscita una nuova canzone di un gruppo che va per la maggiore tra i ragazzi della sua compagnia, della sua scuola, della sua età: il titolo è That girl is poison. Lui non la pensava, non le aveva indirizzato un messaggio in codice… lui segnalava semplicemente i suoi gusti musicali agli amici.
Poi c’è Emma che di anni ne ha 31, è omosessuale.
Ha cancellato la sua ex ragazza dai suoi amici di Facebook, ma non resiste, ha la password di un’ amica da cui può invece controllarla.
Un giorno decide di scriverle una lettera d’amore, anzi una mail d’amore.
La ex ragazza risponde con altrettanta passione: parlano di ricordi, sentimenti, dettagli della loro lunga storia d’amore. Molto felice cede però alla solita tentazione di controllare, in segreto, la sua bacheca. E’ con grande dolore che trova stralci della sua mail, pezzi della sua vita, pubblicati e presi in giro da lei ed i suoi amici.
In queste brevi vignette la cosa che torna è l’operazione che queste ragazze fanno con internet, con l’Altro che parla e che vive sul bordo dello schermo. Lo interrogano, mirano alla sua mancanza, mirano a farlo diventare l’altro che desidera, però con un’ operazione nuova, di prestidigitazione: saltano l’incontro con il reale insito nel suo statuto di desiderante.
Le ragazze su internet sono sospese nella vertigine del passaggio tra Altro e altro.
Questo le tiene incollate alle chat, ai social network, ai blog…a tutte le vie comunicative del web.
“Sono gli scripta che volant, mentre le parole haimè, restano. Restano anche quando nessuno se ne ricorda più” Lacan Sem. II, pag. 226.
Questo fanno di continuo, cambiando partner virtuale all’ infinito: in un luogo dove l’Altro è sul bordo giocano a farlo esistere ed a renderlo mancante.
La serialità con cui attuano questo gioco spesso genera un isolamento sociale importante.
Partendo dalla catena significante montano un Altro che cercano di ridurre brevemente ad altro mancante, ad oggetto del desiderio.
Senza che però i corpi si incontrino, senza che ci sia il rischio di fare un brutto incontro con la delusione, col rifiuto, con la perdita reale di un corpo.
Senza ottenere che qualcosa del soggetto si produca, perché, come dice Lacan a pag. 111 del Sem. XVIII “ è con la cancellatura del tratto che si designa il soggetto”. Qui la cancellatura, l’errore, manca.
Gli studi degli anni ’80 sulle droghe leggere hanno mostrato che le droghe leggere sono le droghe elettive degli adolescenti perché servono a spegnere il corpo. Non sono le droghe della prestazione, della creatività, della disinibizione, sono piuttosto le droghe della compagnia asessuata, dell’ allontanamento della pulsione, dei tempi dilatati, della parola ripetitiva.
“Gli adolescenti che si rivolgono alla droga leggera hanno la tentazione d fuggire nell’ immaginario e nelle complicità delle parole tra amici invece di agire.” ( Dolto, Adolescenza p.123)
Scrive Dolto che i ragazzi usano le droghe leggere per sottrarsi dalla richiesta di prestazione dei genitori. I genitori non tollerano il fallimento dei figli, li vogliono invincibili, senza mancanza, i numeri uno.
Nella nostra ricerca un’ altro elemento che ci ha colpito particolarmente è la mancanza di menzogna. I ragazzi non mentono ai genitori rispetto al tempo che trascorrono su internet.
Anche questo dato concorda esattamente con ciò che incontriamo nella clinica.
I genitori sono preoccupati, ma non troppo.
La soluzione che i ragazzi con il web hanno trovato è ideale. Internet, così come le droghe leggere mette fuori gioco il corpo, il corpo in quanto luogo del fallimento.
Torniamo a Silvia, la ragazzina di 16 anni lasciata dal primo amore.
Comincio a vederla quando ha 14 anni, la sua divisione nell’ approccio con i ragazzi l’angoscia molto. La madre la spinge ad essere libera, a provarne diversi, a non legarsi. Lei si sente romantica, una brava ragazza, ma sente che questa posizione è per la madre un segno negativo: è bella ma ha un brutto carattere nessuno la vuole, rimarrà sola per sempre.
Si ritira da questa partita dedicandosi a letture romantiche.
La madre si angoscia molto: allora è proprio vero rimarrà sempre sola, questo ritiro sociale per entrare nella letteratura ne è la dimostrazione.
Silvia trova la soluzione adatta: si iscrive a Facebook, nel giro di poco ha 1000 amci virtuali ad amoreggia con una buona parte dei ragazzi.
La madre si disangoscia, tutti quegli amici mostrano che non è sola; Silvia è al riparo dalla sua divisione, può sedurne 100 senza rischiare niente col corpo.
Può dare alla madre ciò che chiede senza rischiare nulla con la propria pelle.
Lacan Sem. XVIII pag. 61 “propongo di proporre che il linguaggio (…) abbia il suo campo riservato nell’ apertura beante del rapporto sessuale così come la lascia il fallo”.
Le ragazze dunque mirano a fare a meno del fallo, a lasciare le cose sul lato del significante, della parola. Il fallo punta direttamente al godimento ci dice Lacan nel Sem XVIII, ma il fallo può subentrare là dove c’è mancanza di significante.
Su internet questo rischio le ragazze non lo corrono. L’ eccesso di significante tiene al riparo il soggetto femminile dall’ incontro con il fallo.
Per dirla in altri termini: di nuovo può passare dall’ Altro all’ altro senza alcun pericolo, senza incappare in alcun fallimento.
Gli studi mostrano che c’è un‘ incidenza della dipendenza da internet nelle ragazze di origine mussulmana. Avere delle relazioni d’amore on line le mette al riparo dal rischio di incappare nell’ interdizione famigliare, nell’ ira del padre.
I genitori sembrano sostenere le ragazze in questo: possono parlare d’amore, possono parlare di sessualità, l’importante è che le figlie non corrano il rischio di incappare nel fallo.
Le ragazze dal canto loro possono fare tutte le prove che vogliono, recitando tutte le maschere femminili che abitano, maschere virtuali che non s’incarnano nel corpo.
Scrive Genie Lemoine in “Atti dello psicodramma”: “ A partire dal vuoto primitivo la donna è completamente votata al simbolico”.
Col simbolico, con la parola a cui sono votate dunque le ragazze giocano ad illudersi che tutto nella parola vada esaurendosi, che nel parlare ci sia l’esperienza stessa del rapporto.
Come in una vecchia piece del teatro televisivo degli anni ottanta, il maestro di teatro Gigi Proietti si presentava in scena per spiegare ai suoi allievi cosa significava fare l’attore: parlava di tecnica, di accorgimenti, di suggerimenti per diventare un grandissimo attore.
Lo faceva appassionato a quello che diceva, perdendosi nelle sue elucubrazioni maschili.
Ogni volta la solita allieva però, dopo averlo a lungo ascoltato con occhi sognanti, lo interrompeva con la stessa frase: scusi, ma non dovevamo parlare d’amore?
A questo anche su internet le ragazze sono interessate, a farsi un posto nel cuore dell’ Altro, a bucare il suo sapere per farsi guardare, per farsi desiderare…per farlo vacillare.
D’ amore parlano le ragazze anche sul web, il rischio che si corre però è che questo godimento infinito del significante senza inciampo non le faccia vivere sul piano della realtà l’incontro d’amore, con le perdite, le angosce e i fallimenti che inevitabilmente comporta.
L’attività col significante amoroso on line possiamo dire che è una soluzione femminile all’ angoscia dell’ incontro tra i sessi.
Il web è’ per le ragazze la bottiglia che parla, il partner perfetto, che non solo non tradisce ma non smette di ascoltarla e di parlarle d’amore.
Scrive J. Lacan nel Sem. V pag. 233 “ E’ nella misura in cui il soggetto introduce nel suo campo d’esperienza gli elementi irreali del significante che egli arriva ad allargare il campo dell’ esperienza nella misura che è del soggetto umano.”
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