
"L'utilizzo della maschera permette ad un soggetto di trovare un abito, di identificarsi a qualcosa di preciso"
Qualche mese fa la professoressa Rossini mi ha proposto di commentare un film a mia scelta a voi genitori. Ho accolto con piacere l'invito perchè nella mia pratica clinica, nell'incontro con i ragazzi, in Dedalus, mi piace utilizzare gli strumenti audio visivi: i film, le canzoni, come supporto per provare a parlare di alcune questioni che riguardano gli esseri umani.
La psicoanalisi insegna che non si riesce a dire tutto e le immagini, la musica aiutano a mettere in parola l'emozioni, le difficoltà, gli stati d'animo, diciamo che fanno da supporto alle parole che mancano.
Ho scelto Tomboy come film da commentare perchè mi permette di poter affrontare insieme a voi una serie di questioni che ruotano intorno alle difficoltà della crescita: il rapporto con il corpo, le prime pulsioni sessuali, il gruppo dei pari, la difficile comunicazione tra genitori e figli, l'influenza e gli effetti del desiderio dell'Altro genitoriale sullo sviluppo psico-fisico di un figlio.
Stasera non avremo il tempo per affrontare tutti questi argomenti ma voglio cercare di trasmettervi, chiedendo aiuto alla psicoanalisi, qualche concetto che possa aiutarvi nel comprendere maggiormente cosa accade nei vostri ragazzi in questo meraviglioso e complesso periodo che è l'inizio dell'adolescenza.
Ripartiamo dal film, ripartiamo dal titolo.
Tomboy nella lingua inglese significa “maschiaccio” e Lor la protagonista del film, dall'inizio fino alla fine, è identificata a questa parola, a questo significante.
Si presenta come un maschio: ha i capelli corti, si veste da maschio, nel suo corpo ancora non emergono prepotentemente le differenze sessuali. Anche nella famiglia si è ritagliata il ruolo da maschiaccio: prova a guidare la macchina con il padre, vuole la stanza di colore azzurro, non porta con sé nella nuova casa oggetti femminili, ha un atteggiamento con la sorellina da fratello maggiore.
Lora non dice niente di tutto questo, non ci sono parole, pensieri, ma solo gesti, azioni.
La forza e la particolarità di questo film, secondo me, sta proprio nell'affrontare una serie di tematiche dal punto di vista della ragazzina di 10 anni.
I ragazzi a quell'età per trasmettere le proprie emozioni, i disagi, le difficoltà, non passano tanto dalle parole, i sentimenti sono difficili da comunicare, ma hanno un rapporto molto più diretto con il corpo, con le azioni. Lor non parla di quello che le sta accadendo, agisce, fingendosi un maschio con il gruppo dei pari, guardando il suo corpo allo specchio. Nel film tutto questo è descritto attraverso i lunghissimi primi piani sulla protagonista che sta in silenzio nelle varie situazioni che le accadono. In tutti quei momenti mi sono domandata: ma Lor cosa pensa? Cosa prova? Perchè ha deciso di fingersi un maschio?
Tutto questo Lor non lo dice e forse non lo sa.
Facciamo un passo indietro.
Prima dicevamo che la protagonista nell'abbigliamento, negli atteggiamenti, si presenta come un maschiaccio e la famiglia in qualche modo la lascia fare, l'asseconda, c'è qualcosa che passa del desiderio dell'Altro che lascia intendere che vuole che Lor occupi un posto da maschiaccio.
Per la psicoanalisi il bambino ancora prima di nascere è investito dalle aspettative dei genitori: pensare ad un nome, iniziare a fargli un posto nella famiglia, immaginarsi come sarà, se assomiglierà di più al padre o alla madre, desiderarlo un maschio o una femmina, ecc. Tutte queste aspettative dei genitori costruiscono il futuro posto che il bambino occuperà nella famiglia e nello stesso tempo, in un certo senso, condizioneranno la crescita e avranno degli effetti sul figlio che si domanderà nella relazione con l'Altro: “che cosa si aspettano i miei genitori da me, cosa desiderano per me, come vogliono che io sia?” Il bambino capta qualcosa del desiderio dell'Altro e fa delle ipotesi, costruendosi una propria interpretazione di quello che l'Altro desidera da lui.
Tornando a Lor si può osservare la relazione che intercorre tra lei e il padre: le fa guidare la macchina, le fa assaggiare un po' di birra, giocano a carte e lui le dice “non vedo l'ora di poterti insegnare il poker”, alcuni segnali che dicono qualcosa del desiderio del padre su Lor: l'avrebbe voluta un maschio. Ugualmente come abbiamo detto prima, anche nel rapporto con la sorella i ruoli sono abbastanza definiti. Lor appare come il fratello maggiore: fanno la lotta, la difende picchiando il ragazzino che la infastidisce e la sorellina l' asseconda anche quando Lor finge di essere un maschio, inventandosi delle storie su Micael/Lor, il suo fratello coraggioso che picchia tutti ed è amato da tutte le donne ma non ama nessuno perchè ama solo la sorellina. La figura della madre la riprenderemo alla fine, ora torniamo alla protagonista.
Quello che abbiamo descritto fino ad ora inizia ad offrirci delle coordinate, cominciamo a comprendere il contesto in cui la ragazzina è inserita. Come dicevamo prima, Lor agisce qualcosa, fingendosi un maschio ma non ci dice nulla di questo, non ci sono parole della protagonista. Non sappiamo quale sarà il suo destino nella sessualità e non credo che sia la questione centrale del film. Lor ha 10 anni, un corpo non ancora sviluppato che copre con un abbigliamento e atteggiamenti maschili.
Per Freud, il fondatore della psicoanalisi, le donne parlano attraverso il corpo, costruiscono una scena, un discorso, hanno a che fare più degli uomini con la mancanza costitutiva che è visibile prima di tutto sul corpo. Il sesso femminile non è visibile, non appare, non può specchiarsi, non trova facilmente il suo posto nell'immagine. Il rapporto della donna con lo specchio è sempre complesso, difficile, c'è qualcosa di inadeguato e l'interrogativo che la donna mantiene in sospeso è sull'essere un uomo o una donna poiché la sua immagine risulta incompleta, le manca un pezzo davanti allo specchio, Per questo motivo e si vede molto bene proprio durante l'adolescenza, le ragazze per cercare di portare a compimento questa specularizzazione rimasta incompleta, cercano nelle amiche, nelle madri, in un altra donna, un supplemento per completare la propria immagine, in altre parole, cercano nell'altra donna il segreto della femminilità, che cosa vuol dire essere una donna. Infatti durante l'adolescenza il soggetto si ritrova davanti ai cambiamenti puberali che derivano dal proprio corpo, iniziano ad emergere le prime pulsioni sessuali e l'adolescente si confronta con lo specchio per verificare la propria immagine, per cercare in qualche modo di ritrovarsi, di riconoscersi ma spesso in questo periodo, specialmente nelle ragazze, il rapporto con lo specchio può assumere dei risvolti angosciosi, difficili. Non ci si riconosce più allo specchio, non si capisce cosa stia accadendo.
Lor fa le sue verifiche, il suo corpo ancora non mostra i caratteri secondari della sessualità. Fa le prove davanti allo specchio, studia il suo petto, le sue braccia e può giocare con il suo corpo a fare il maschio. Nel film si vede molto bene questo aspetto: Lor prima di mostrarsi all'esterno, davanti allo specchio si costruisce l'immagine del maschio: con i capelli tagliati fa finta di avere i baffi, prova a sputare come ha visto fare agli altri ragazzi, costruisce con la pasta modellabile un finto pene da inserire nel costume.
Perchè Lor finge di essere un maschio, perchè si maschera?
Per la psicoanalisi l'uso della maschera risponde ad esigenze ben precise. Prima di tutto il soggetto mascherandosi pone una distanza tra quello che è e quello che decide di apparire. Per esempio le ragazze si coprono il corpo, vestendosi da maschio per coprire quello che a loro manca, come dicevamo prima, per coprire quel difetto, quell'incompletezza davanti allo specchio. Spesso le ragazzine si comportano come i maschi, giocano con loro a calcio, ai videogiochi, per ritardare il più possibile l'incontro con le prime pulsioni sessuali, l'incontro con lo sguardo di un uomo. Oppure per esempio nel caso dell'anoressia, le ragazze rifiutano completamente il proprio corpo arrivando ad una magrezza estrema per rendere il corpo senza forme, asessuato.
L'utilizzo della maschera permette ad un soggetto di trovare un abito, di identificarsi a qualcosa di preciso, specialmente in alcuni momenti in cui regna la completa confusione su come si è e su come si vuole essere.
Lor all'inizio del film, quando l'amica Lisa la scambia per un maschio, ne approfitta e si presenta come Micael e per tutto il film costruisce e mantiene quella maschera. Verso la fine del film, la verità emerge, Lor viene smascherata e incontra lo sguardo della madre che ha cercato di evitare per tutto il racconto della storia.. La madre si arrabbia, le dà uno schiaffo, le domanda “ cosa hai fatto, perchè l'hai fatto, hai mentito, hai detto a tutti che sei un maschio”. Lor a questa domanda risponde che non lo sa perchè l'ha fatto.
I ruoli genitoriali in un certo senso sono invertiti: il padre la consola, non le dice nulla, se non che tutto passerà, la madre assume una posizione paterna: da una parte le dice “ No” “non puoi continuare così”, incarna la legge, restituisce alla figlia un senso di quello che è successo, l'accompagna dagli amici a dire la verità non per umiliarla, per farla soffrire ma per permetterle di affrontare e sostenere una realtà vivibile, Lor tra poche settimane incomincerà la scuola; dall'altra parte le dice di “Sì” cioè le offre la possibilità di accedere al desiderio: “ Se ti fingi un maschio non mi importa e non ci resto neanche male”, in altre parole le trasmette che Lor può scegliere ed essere quello che vuole. È un passaggio molto importante e segna la svolta nella vita di Lor. La protagonista lascia nel bosco il vestito da femmina, rifiuta quell'abito che non le appartiene, affronta con dolore l'umiliazione del gruppo dei pari.
Ultime scene del film, tutta la famiglia insieme, finalmente la madre partorisce ed è un maschio, ora in famiglia quel posto è finalmente occupato, Lor è libera di essere quello che vuole va verso la sua amica Lisa che le chiede il suo vero nome e lei con il sorriso afferma “ mi chiamo Lor”.
Intervento della Dott.ssa Doriana Di Dio, psicologa Dedalus Bologna
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