
I pazienti attraverso i sintomi che presentano, attraverso le loro sofferenze che arrestano il corso della propria vita, domandano di comprendere cosa è accaduto per poter finalmente cominciare a scrivere la propria vita, a lasciare un segno, a non scappare via davanti alla possibilità della notte più bella del mondo.
Il mio incontro con la musica dei Marta sui Tubi è avvenuto circa un anno e mezzo fa. Come spesso mi accade nella musica, con i libri, con i film è stato qualcun altro a farmeli scoprire, a farmeli apprezzare, a trasmettermi attraverso i testi delle loro canzoni delle emozioni.
Li ho scoperti nel legame con un altro, desideravo capire un po' di più il suo mondo che passava anche dalle scelte musicali. Ad un certo punto le canzoni dei Marta sui Tubi hanno smesso di essere solo un mezzo per comprendere l'altro ed hanno iniziato ad assumere un significato per me, a veicolare i miei sentimenti, i miei pensieri, i miei stati d'animo. In altre parole le loro canzoni mi hanno conquistato.
Ho scelto di commentare per l'approfondimento musicale una canzone del loro ultimo album, "Grandine" perchè parla, secondo me, delle scelte sbagliate, dei momenti nella vita in cui un soggetto si smarrisce, di quando scappa davanti a quello che vorrebbe.
La canzone si apre proprio su questo: "Ci poteva scappare la notte più bella del mondo agitando pensieri come bandiere colorate e io invece zaino in spalla , nido di rapace ricordi in via d'estinzione". Il protagonista di questa canzone avrebbe potuto rischiare di essere felice, di passare la notte più bella del mondo ma davanti a tutto questo invece volta le spalle ed evita di farsi sorprendere da quello che sarebbe potuto accadere. Questo succede spesso nella vita degli esseri umani: trovarsi davanti ad un'occasione che potrebbe cambiare la vita e prendere invece la direzione opposta per non rischiare nulla.
I pazienti di Dedalus spesso iniziano una terapia raccontando il momento in cui le cose nella vita hanno iniziato ad andare male: l'occasione persa, la scelta sbagliata all'università, un amore perduto o mai vissuto, una chiusura, una delusione nel legame con l'Altro. Varcano la porta di Dedalus domandando di comprendere quello che è accaduto, chiedendo come dicono i Marta sui Tubi di "sapersi leggere dentro prima di cominciare a scrivere".
Cominciare a scrivere cosa?
I pazienti attraverso i sintomi che presentano, attraverso le loro sofferenze che arrestano il corso della propria vita, domandano di comprendere cosa è accaduto per poter finalmente cominciare a scrivere la propria vita, a lasciare un segno, a non scappare via davanti alla possibilità della notte più bella del mondo. Per la psicoanalisi, quando un soggetto perde la propria strada, va verso quello che conosce da tutta la vita, come dice Freud il soggetto patisce "l'eterno ritorno dell'uguale" o come dice Lacan, uno psicoanalista francese, si sottomette a " ciò che non cessa mai di scriversi". Il soggetto ripete qualcosa della sua vita da cui non riesce a separarsi che lo fa stare male ma che conosce perfettamente da sempre.
Anche qui i Marta sui Tubi lo trasmettono molto chiaramente: perché sempre seducente chi può farci del male, perché sempre seducente chi vuol farsi del male.
Mi vengono in mente tante storie di vita di soggetti che descrivono bene questa condizione che seduce e fa soffrire. Desiderare di innamorarsi e poi invece scegliere di collezionare solo storie di sesso poco impegnative, sentirsi traditi dall'Altro e nella vita ripetere questa condizione instaurando amicizie poco sincere, trovando partner che ci tradiranno sempre oppure scegliendo la droga, l'alcol, sostanze inumane che non tradiscono, non deludono, come invece può accadere con gli esseri umani. In altre parole il soggetto sente di non aver scampo, si fa fuori, non entra in gioco, non prova ad occupare nessun altro posto nella vita se non quello che pensa sia il suo unico destino che ripete inesorabile. Ogni soggetto mostra qualcosa che concerne la sua storia, continua ad occupare un posto che lo riguarda e che ripete in tutte le relazioni ma questa condizione, questa ripetizione lo taglia fuori, lo fa sentire un lungo ramo senza fiori.
La psicoanalisi insegna al soggetto in cura di cogliersi come oggetto, cioè di individuare il posto che incessantemente ripete nella sua vita, nella sua storia e che impedisce di aprirsi al nuovo, di cogliere le occasioni della vita, di mancare l'appuntamento con la propria notte più bella del mondo. Per dire di sì al proprio incontro, per permettersi una chance, i soggetti non devono arrivare a rinnegare il proprio passato, quello che sono stati ma usare ciò che sono e sanno di loro stessi per produrre qualcosa di nuovo e di diverso che vada nella direzione di ciò che vogliono.
I Marta sui Tubi in una loro recente intervista raccontano il loro approccio alla musica, come amano suonare, sottolineano che se qualcosa mentre si suona viene male non lo devi nascondere, lo devi esaltare, se c'è un errore lo devi far vedere, e lo devi girare in positivo. Ecco, in altre parole è la possibilità che un soggetto ha: mostrare le proprie mancanze, i propri errori, le proprie ripetizioni ma facendoli girare in un modo diverso dal solito, smettendo di subire quello che si è invece iniziare a vivere approfittando di quello che si è.
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