In quante persone, sia prima che dopo questo epocale Modena Park, hanno domandato: cosa ci trovate in quest’uomo che canta solo ehhhhh?
Perché per voi Vasco è un mito?
Perché fate tutte quelle pazzie pur di andare a vedere questo drogato dissipato?
Sudati e stanchi, alle 4 di mattina, seduti per le strade di Modena, ce lo domandavamo con un paio di colleghe: perché proprio lui, a differenza di tantissimi altri bravi cantanti, fa questo effetto alla gente?
Perché la chiacchierata combriccola dei 225mila non ha distrutto Modena? Non ha creato tafferugli? Non ha creato scompigli? Non ha dato scandalo?
Ieri, mentre raccontavo a mio marito, forse per la centesima volta, Modena Park , lui ( che di mestiere NON fa lo psicoanalista) mi ha detto: avete un transfert psicotico per lui.
Queste parole mi hanno improvvisamente portato alla mente un concerto di un altro cantante ( di cui non farò il nome) che, qualche tempo fa, era tanto impegnato ad interagire col pubblico: su le mani, giù le mani, tutti insieme, ripetete con me, ripetete dopo di me…
Questo è un buon esempio di “transfert psicotico”: fare ciò che l’altro, che si trova, per qualche ragione, in una situazione di “potere” e di “superiorità”, domanda.
Ai concerti di Vasco questo non succede mai. Vasco non mette mai il microfono verso il pubblico per farlo cantare, non domanda mai di fare un gesto piuttosto che un altro. Il pubblico però lo fa, all’unisono, sempre. (Per quelli che amano la precisione: a Modena Park ha domandato di fare dei gesti sulle note di “Non mi va” ma li era chiara l’ironia).