Cosa accadrebbe agli uomini se arrivassero a sostituire le interazioni umane con delle macchine dotate di intelligenza emotiva? Come diventerebbe il nostro mondo se ogni persona avesse a disposizione un robot per le proprie difficoltà interpersonali?
Colmare la mancanza
Potrebbe diventare la soluzione a tutte le sofferenze emotive degli esseri umani. Ci sono numerosi studi, scoperte, esperimenti, film di fantascienza che provano ad andare sempre di più in questa direzione. L’obiettivo è quello di riuscire ad inventare qualcosa di artificiale, non biologico ma il più possibile simile all’uomo, al punto tale da non distinguerne la differenza, dotato di sentimenti e capacità cognitive, in grado di interagire con l’uomo e rispondere non solo a livello logico ma soprattutto a livello emotivo.
E se accadesse davvero? Gli uomini raggiungerebbero l’agognata felicità? Non ci sarebbero più le solitudini contemporanee, le frustrazioni, i lutti, le separazioni? Ognuno avrebbe ciò che pensa di mancargli, i vuoti esistenziali sarebbero tappati. Le città sarebbero deserte, i locali chiusi, i cinema vuoti perché ognuno trascorrerebbe tutto il tempo a casa ad interagire con il proprio robot: la soluzione alla proprie mancanze.
Il mondo inconscio
Il possibile scenario rappresentato fa sorgere ulteriori questioni:
“le sale d’attesa degli psicoanalisti sarebbero vuote? Nessuno più soffrirebbe a causa dei rapporti umani? L’inconscio smetterebbe di funzionare, di produrre sintomi che fanno soffrire e nascondono la verità più intima del soggetto? Nessuno più sentirebbe l’urgente richiamo di sapere su di sé e su ciò che lo lega, lo fa soffrire o che ha più o meno funzionato nella relazione con l’Altro? Il mondo inconscio del soggetto verrebbe spazzato via con un colpo di scopa o ad un certo punto l’angoscia arriverebbe ugualmente, ancora più violenta?
L’angoscia della castrazione
La psicoanalisi insegna che gli esseri umani, sin dalla propria nascita, sono costretti a confrontarsi con la castrazione che passa dal fare i conti con i limiti, le regole, i vincoli a cui un soggetto è sottoposto nella relazione con se stesso e con gli altri, questioni affrontate su www.dedalusbologna.it. Rapportarsi con tutto questo insegna all’uomo che non si può fare e avere tutto. L’essere umano non è immortale, onnipotente, onnipresente ma sbaglia, tradisce, si angoscia, inciampa, rifiuta i limiti o li aggira, producendo dei sintomi che fanno emergere e segnalano l’angoscia di accettare la castrazione e che rischiano di diventare così insopportabili e ingestibili da portare il soggetto a domandare aiuto ad uno psicoanalista per il proprio groviglio emotivo interno, come sappiamo bene noi psicologhe di Dedalus Bologna. Mostrare le proprie mancanze è un compito molto difficile perché non sempre vengono accolte nel modo in cui uno si aspetta o desidera. Ci si può sentire feriti, abbandonati, delusi e un soggetto può uscire da una relazione distrutto, rotto, a pezzi e il robot che verrebbe programmato per rendere l’uomo felice e amato eviterebbe di fare incappare l’essere umano nuovamente nel rischio e nella paura della perdita e del non conosciuto che ogni relazione comporta. Nella stanza d’analisi, di fronte ad un altro essere umano dotato di corpo, voce, sguardo e ascolto, il soggetto può fare esperienza della propria castrazione, della difficoltà dei propri limiti, accogliendo e facendo spazio sia alle proprie fragilità nei legami sia alla dimensione del desiderio che può emergere e mettersi in moto solo nel momento in cui il soggetto accetta la proprie mancanze.
A questo punto l’ultimo interrogativo che viene da porre è:
“Siamo davvero disposti a rinunciare a tutto questo per cercare di creare una macchina artificiale sempre più simile all’ uomo che promette di evitare i rischi dei legami umani, le cadute nell’ amore, i tempi di smarrimento soggettivi, di sorpresa e di desideri inattesi?”