Da quando sono state chiuse le scuole a causa del Covid-19 si sta rilevando un’impennata di segnalazioni di casi di Cyberbullismo.
Con la didattica on line le dinamiche dei gruppi classe si cristallizzano e inaspriscono rapporti di forza fra bulli e vittime. Esclusione dalle chat, insulti, disattivazione dei microfoni durante le lezioni on line, profili falsi da cui vengono divulgate informazioni diffamanti: i ragazzi stanno raccontando che i soprusi sul web li coinvolgono più di prima.
Le relazioni, confinate forzatamente solo alla dimensione virtuale, non permettono la dinamicità della vita reale, con il naturale sciogliersi e crearsi di alleanze.
Le vittime sono spesso utilizzate come modalità aggregativa e di tenuta di un gruppo che rischia di essere frammentato dalla distanza e dalla quarantena: agiamo contro questo compagno, organizziamoci contro l’altro.
Come nel mondo degli adulti la situazione di clausura ha aumentato agiti e pensieri aggressivi così accade tra gli adolescenti.
Con una vita improvvisamene immobile, senza possibilità di esprimere le pulsioni che attraversano il corpo, la rabbia e l’aggressività restano le emozioni più facilmente accessibile ed esprimibili.
Il cyberbullismo è la dinamica prediletta dai giovani che frequentano le scuole per incanalare questa pulsione che li pervade, facendoli sentire potenti e attivi, più che mai ora che soffrono di questa immobilità e reclusione.
Se in condizioni “normali” il cyberbullismo è un prolungamento del bullismo, ora è diventata l’unica forma di violenza presente nei gruppi.
Ciò che la quotidianità sta ponendo in evidenza è un’inaspettato aumento delle segnalazioni.
Se in condizioni di vita regolare il bullismo è un fenomeno caratterizzato dalla quasi totale assenza di denuncia da parte delle vittime, ora le segnalazioni di cyberbullismo stanno aumentando, i numeri ci mostrano che sono triplicate, non solo alle Forze dell’Ordine ma anche alle associazioni di psicologi che si occupano del problema.
Possiamo intuitivamente ipotizzare che la protezione del corpo che la quarantena porta con sé, l’impossibilità di incontrasi fisicamente e di ricevere dunque minacce o percosse di persona, permetta alle vittime, di sentirsi in una situazione più serena per poter chiedere aiuto.
L’aumento delle segnalazioni non può lasciare indifferenti le Istituzioni e tutto il mondo degli adulti. Se fino ad oggi era difficile potersi accorgere degli atti di bullismo, che avvengono sempre di nascosto, ora i ragazzi stanno portando alla luce una situazione dolorosa e complessa, che sembra essere solo la punta dell’ iceberg di una situazione che si protrae da lungo tempo.
Possiamo fare di questa contingenza un’ occasione per cambiare le cose, per progettare come prevenire e disinnescare questo fenomeno che coinvolge tanti giovani e che segna profondamente le loro vite.
Il bullismo, per definizione, è un agito violento che avviene in modo tale da eludere lo sguardo degli adulti. La condivisione forzata di spazi e tempi offre un ribaltamento di questa scena: i professori hanno molta più possibilità di vedere ciò che accade via web e di chiederne conto.
I ragazzi ora si riuniscono nei gruppi classe solo con l’adulto di riferimento presente, non possono nascondersi nei bagni, nei cortili, sulle scale: è l’insegnante che avvia e chiude la riunione. Questa situazione particolare di vigilanza estrema può davvero diventare un’occasione speciale per interrompere alcune dinamiche violente e pericolose.
I giovani lo stanno chiedendo a gran voce di intervenire. Per la prima volta le vittime si appellano spontaneamente al mondo degli adulti chiedendo il loro aiuto e il loro intervento sul campo. E’ un’occasione rara e straordinaria, non lasciamocela sfuggire.
Come la dipendenza da internet pone in evidenza: il web è solitamente il luogo di incontro tra pari, il luogo per eccellenza senza l’Altro del sapere, l’ Altro del controllo, il luogo in cui si ha la sensazione di essere tutti uguali. La didattica online ribalta invece questo concetto: le aule virtuali restituiscono ai docenti il pieno potere e il pieno controllo anche di questa piattaforma.
Il cyberbullismo, senza il bullismo perde la sua forza: i corpi sono lontani, protetti, al sicuro, lo sguardo degli adulti è presente, vede, sa.
Dunque crediamo che questo aumento delle segnalazioni non sia accostabile ad un reale aumento del fenomeno del cyberbullismo, quando piuttosto ad un contesto sociale diverso che fa sentire più sostenuti, meno indifesi e meno soli i ragazzi.