Oggi ho solo voglia di ringraziare. Trovo sempre straordinarie le persone che sanno incontrare gli altri partendo dalla propria mancanza, dalle proprie difficoltà e non nascondendosi dietro la propria immagine, i propri titoli e la propria funzione pubblica.
Quindi per cominciare grazie Assessore Nadia Monti che venerdì sera sul Divano della Red Square, alla festa dell’ Unità, ha testimoniato la sua umanità, la sua passione e la sua professionalità. Mettendo in gioco la sua storia personale ha sottolineato con forza il messaggio che Dedalus vuole lanciare con Attenti al Lapsus: si può parlare della sofferenza, del sintomo, del disagio. Si può dire qualcosa degli inciampi della propria vita.
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Mi accendo troppo in fretta: il fenomeno dell’eiaculazione precoce
Il fenomeno dell’eiaculazione precoce
Negli ultimi tempi ho più volte visto in tv una pubblicità sul disturbo dell’ eiaculazione precoce.
Il video dura solo qualche minuto in cui sono presenti due cerini che raffigurano un uomo e una donna nel letto durante i preliminari. Dopo qualche istante dall’inizio, il cerino maschio arriva all’apice della passione, interrompendo di conseguenza il rapporto sessuale appena iniziato. Tutto finisce in qualche secondo con la delusione del cerino donna.
La pubblicità termina con una voce fuori campo che informa di rivolgersi ad un medico se si presenta l’eiaculazione precoce perché è una malattia e si può curare.
E’ vero questo sintomo è curabile, un uomo non è per forza destinato a convivere tutta la vita con questo disagio. Ogni volta che si presenta un disturbo sul corpo, è necessario, per comprendere il problema e per rendere efficace il trattamento, individuare se la causa è da attribuire ad una disfunzione organica, in tal caso, bisogna rivolgersi ad un medico o se l’origine del disturbo è da ricercare altrove, a livello psicologico come vediamo su www.dedalusbologna.it.
L’ansia da prestazione
Dicevo prima, la pubblicità non mente, l’eiaculazione precoce si può curare e può essere uno dei tanti effetti della comparsa della cosiddetta “ansia da prestazione”.