Cyberbullismo – Conferenza scuola media

imageIl gruppo classe

Comincerei con il raccontarvi questo aneddoto. la prima volta che sono entrata in classe in veste di psicologa di Dedalus Bologna ho incontrato un gruppo coeso, funzionante, che non mostrava alcuna sofferenza. Si è limitato a elencarmi una serie di situazioni più o meno pericolose in cui erano incappati. Non c’era spazio per la parola soggettiva, tutti si inseguivano nell’ aggiungere particolari agli eventi narrati.

Mi hanno raccontato del loro rapporto con le nuove tecnologie e di come riuscissero a gestire attacchi di pedofili e molestatori con grande destrezza.

In questo clima ho proposto loro di creare un gruppo su facebook, di eleggere un amministratore che si sarebbe occupato di invitare tutti i compagni di classe e anche me. Hanno subito replicato che avevano già un gruppo di classe ma che non funzionava, nessuno ci scriveva.

Il gruppo “Dedalus”

Quando sono arrivata al secondo incontro mi stavano aspettando nel corridoio: mi avevano cercato su facebook ma non mi avevano trovato, quindi il gruppo era attivo ma mancavo solo io. Non ho dato altre indicazioni se non quella di cercarmi, se volevano.
Non sono mai stata trovata evidentemente, ma il gruppo sorprendentemente, che ha il nome di Dedalus mi hanno detto che funziona molto bene, si raccontano delle cose, si confidano, chiedono consigli ai compagni.
Il gruppo che avevano prima non era mai stato usato da nessuno, quello nuovo invece é diventato un posto dove farsi le confidenze.

Il desiderio dell’Altro

Cosa significa tutto questo? Si possono trarre molti spunti di riflessione da questa scenetta. La pre-adolescenza è un tempo di passaggio in cui il gruppo prima organizzato attorno all’ adulto, ora si sta per organizzare contro l’ adulto. È un passaggio fisiologico, per crescere bisogna separarsi e una delle vie della separazione è lo scontro.
La classe fa un gruppo, lo fa in autonomia senza alcuna relazione con nessun adulto. Il gruppo non tiene, non funziona, non fa funzione.
Successivamente la classe incontra un adulto che suggerisce loro di fare un gruppo, glielo suggerisce in base a quello che vede della classe: la capacità di essere un gruppo. Gli riconosce un valore, una specificità.
È un adulto che mostra il suo desiderio: mi interessa ascoltare i vostri discorsi, mi interessano le sofferenze, i guai, i dubbi delle persone che incontro, mi interessa che parliate uno ad uno non solo che mi mostriate che il gruppo è una banda che funziona benissimo.
Non è l’ adulto a farlo, l’adulto cede il passo, riconosce a loro un sapere, indietreggia, si rende disponibile ad esserci.
La classe crea il gruppo, rispondendo ad una richiesta del’ adulto, ma lo tiene fuori, non lo invita, È il desiderio che organizza non lo sguardo, non il controllo. È il desiderio che organizza la pulsione, non il godimento del controllo degli educatori.
Il gruppo esiste, è presente su facebook, potete trovarlo facilmente se lo cercate, porta il nome di Dedalus, ma é un gruppo chiuso che ci tiene tutti fuori dal discorso di questi ragazzi, me compresa.
Dare il nome é il compito degli adulti, nominare significa mostrare qualcosa del proprio desiderio, della propria mancanza. Controllare, essere il genitore più controllante del mondo, quello che “sa tutto” dei suoi figli arrocca l’adulto sulla torre d’ avorio della prestazione, lo sigilla nella sua fortezza inespugnabile, come raccontano i ragazzi tramite www.dedalusbologna.it.
Se il gruppo classe é organizzato come un gruppo di bulli, il rischio é che gli adulti si organizzino come un gruppo di poliziotti, o come una banda di bulli più potenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *