Curare ansia e attacchi di panico senza farmaci a Bologna

“L’attacco di panico si cura solo con gli psicofarmaci???” Cerchiamo di fare un pò di chiarezza.

panico blogNel Febbraio 2013 sull’Espresso è stato pubblicato quest’articolo che parla di un neurologo molto famoso nei salotti televisivi, specialmente negli approfondimenti del tg2.
Il dott. Rosario Sorrentino viene interpellato come medico esperto sulle malattie della psiche, in particolar modo, sulla cura degli attacchi di panico.

Dedalus Bologna dopo aver letto, ascoltato le interviste, non può stare in silenzio davanti a delle informazioni fuorvianti ed errate che questo medico dispensa, senza rendersi conto dei danni che procura, specialmente nei soggetti che soffrono di questo disturbo.

Il dott. Rosario Sorrentino, in diverse occasioni, afferma che chi soffre di attacchi di panico ha una “predisposizione genetica” che se sollecitata da fattori di stress può portare allo sviluppo di questa “malattia”. Inoltre sostiene che tutto parta dal cervello, da una zona specifica che si chiama amigdala e scatena la crisi di panico. Ancora sostiene che questo disturbo debba essere trattato con la terapia farmacologica in quanto è della stessa natura di altre patologie organiche come la pressione alta, il diabete. Qualsiasi altra cura, specialmente la psicoanalisi non è indicata, anzi il neurologo afferma che la psicoanalisi non offre nessun tipo di risposta a questa patologia e crea dipendenza, portando l’attacco di panico a diventare cronico.

Sento l’urgenza di parlare, non posso continuare a stare in silenzio visto che noi psicologhe in Dedalus Bologna abbiamo tanti pazienti in cura che presentano questo tipo di sintomo che paralizza, rende impotenti, terrorizza, con il timore di diventare pazzi o di morire.

E’ possibile gestire l’ansia senza farmaci?

La nostra risposta è sì!


Il primo punto fondamentale: un soggetto che inizia a soffrire di attacco di panico non ha una “predisposizione genetica”, non ha un destino già scritto dalla nascita che lo porterà, se esposto a situazioni di stress, di perdita e di dolore a “contrarre questa malattia”.

L’attacco di panico per la psicoanalisi è un sintomo cioè un segnale, un messaggio da decifrare. Il soggetto mostra e comunica attraverso un fenomeno che si presenta sul corpo,(tachicardia, sensazione di soffocamento, vertigini, senso di oppressione) qualcosa che non riesce a dire attraverso le parole. Emerge il dolore ma non la causa che fa soffrire. L’attacco di panico NON è una malattia organica. La psicoanalisi come diceva Freud è una talking cure, una cura attraverso le parole, ma le parole di chi?

Quelle del soggetto che racconta la propria storia, le proprie relazioni, i propri inciampi, i desideri, i fallimenti, le ripetizioni che lo costringono sempre ad occupare un posto che non lo soddisfa e lo fa soffrire. Come esprimere tutto questo?

Per esempio attraverso un segnale che arriva dal corpo, perchè le parole fanno fatica a venir fuori, i sentimenti sono difficili da comunicare. Quando un soggetto è abituato da tutta la vita a subire, a rispondere a ciò che desidera l’Altro senza offrirsi un’occasione, senza crearsi uno spazio dentro di sé per comprendere ciò che vuole, prima o poi qualcosa salterà, potrà esserci un corto circuito e allora il soggetto potrà trovare come soluzione, quella di urlare in silenzio, sostituendo le parole con il corpo.

Il dott. Sorrentino afferma che il soggetto che soffre di attacchi di panico non si sente libero, muore un po’, ogni volta che si presenta una crisi. È condivisibile, ma mi domando come faccia a ritenere e sostenere che solo esclusivamente la terapia farmacologica possa rendere libero un soggetto?
Lo psicofarmaco è vero, come afferma il neurologo, desensibilizza, questo è il termine più adatto, direi che copre, ma non cura davvero, non aiuta a comprendere perchè un soggetto in quel momento sta male. La psicoanalisi non è contraria all’affiancamento della terapia farmacologica, anzi in certe situazioni di forte difficoltà, in cui non si riesce più ad uscire di casa, non si va a lavorare, non si entra in un supermercato, il farmaco aiuta, disangoscia, ma non arriva a comprendere ciò che provoca la crisi.

Il neurologo consiglia al massimo, proprio se si vuole fare un po’ di psicoterapia, rigorosamente “breve”, quella cognitivo comportamentale, definita dal medico stesso, una terapia che mira a correggere l’ansia anticipatoria e le componenti fobiche. La mia domanda è: un soggetto che a causa di un sintomo come il panico che è tutto sul controllo, su una possibile previsione di quando accadrà la successiva crisi, si protegge e si difende limitando il raggio d’azione, la vita, i sogni, gli spostamenti, come soluzione cosa gli viene offerto?

Prendere un farmaco per desensibilizzarsi e al massimo una psicoterapia cognitivo comportamentale che ti insegni a controllare di più i segnali che arrivano dal corpo per abitare più comodamente la gabbia che un soggetto si è creato per sopravvivere.

Questa sarebbe la guarigione?

La psicoanalisi aiuta un soggetto a liberarsi dai sintomi che non lo lasciano vivere non a controllarli o a controllarsi, a desensibilizzarsi, al contrario, il fine della cura attraverso le parole aiuta a implicarsi di persona con il proprio essere più intimo nelle questioni che fanno soffrire, aiuta finalmente a sentire, a mettersi in contatto con se stessi.
Non esiste un unico modo per essere felici, per non soffrire più, per non avere dei sintomi ma ognuno attraverso un lavoro su di sé scopre il proprio modo speciale per occupare il posto nel mondo che desidera e per affrontare la vita.

Questo è ciò che può fare la psicoanalisi e sarebbe una terapia da eliminare? La psicoanalisi può aiutare un soggetto non tanto ad essere dipendente dal proprio psicoanalista, quelle sono le cure mal riuscite, qualcosa nel transfert non ha funzionato. Se proprio si vuole attribuire un effetto di dipendenza alla cura psicoanalitica è quella di aiutare un soggetto ad essere attaccato, dipendente dalla propria vita e dai propri desideri.

In questo link puoi approfondire cosa ne pensiamo noi psicologhe a Bologna dell’uso dei farmaci in psichiatria.

4 pensieri su “Curare ansia e attacchi di panico senza farmaci a Bologna

  1. Elena

    ho sofferto di attacchi di panico per dieci anni, ho provato di tutto ma non se ne andavano mai, davvero; fino a quando, un’amica mi ha convinto ad andare da uno psicoanalista. E’ stata dura! ma è stato davvero il “viaggio” più importante che abbia mai fatto nella mia vita.
    Che un’analisi crei dipendenza mi fa un pò ridere… io ho finito la mia da cinque anni e quello che rimane è “solo” un profondo senso di gratitudine e riconoscenza. Verso chi mi ha spinto a farlo, verso il mio analista che mi ha accompagnato in questo percorso, e verso me stessa per essermi data la possibilità di fare qualcosa di diverso.

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  2. Laura U.

    Anni fa, quando ho inziato a soffrire di attacco di panico, comprai il libro del dott. Sorrentino. Mai letto tutto (ed ho fatto bene). Ieri l’ho ripreso in mano e mi sono resa conto di quanto le sue affermazioni fossero pericolose, fuorvianti e che togliessere ogni speranza di poterne uscire fuori senza dover assumere farmaci. Questo libro ti fa sentire MALATO. L’ansia non è una malattia, è un campanello d’allarme di qualcosa che abbiamo dentro. Ho preso il libro e l’ho buttato!!! Grazie per quest’articolo che ha confermato quello che già pensavo. P.s. io ne sto uscendo fuori grazie alla terapia e alla giusta informazione.

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